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CER e Autoconsumo collettivo: alcune simulazioni numeriche alla luce della nuova regolazione

Nelle ultime settimane è circolata la bozza del decreto con cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) intende supportare lo sviluppo delle configurazioni di autoconsumo diffuso (singolo e collettivo) e delle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il testo ha una valenza fondamentale dal momento che regola i meccanismi incentivanti sull’energia condivisa all’interno degli schemi e al contempo definisce il coordinamento con le misure di sostegno in conto capitale, come quelle previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il decreto è quindi l’ultimo tassello mancante per la costituzione delle nuove CER che potranno ricevere un incentivo sull’energia condivisa all’interno del perimetro della medesima cabina primaria, così come definite dal decreto legislativo 199/2021 e che apre alla costituzione e al futuro esercizio di comunità capaci di operare a livello territoriale, coinvolgendo molteplici attori e generando benefici per la collettività. 

Considerata la rilevanza di questo passaggio e facendo tesoro delle precedenti ricerche condotte da RSE sui modelli organizzativi adottati dalle CER nella fase transitoria, il DossieRSE riporta alcune riflessioni per lo sviluppo dell’autoconsumo diffuso nel contesto italiano, riferendosi a due casi studio.

Il primo riguarda un condominio di medie dimensioni, composto da 18 utenze, in cui i singoli condòmini decidono di investire direttamente nella realizzazione di un impianto fotovoltaico da 20 kW di picco e di costituire uno schema di autoconsumo collettivo. In questo primo caso gli investitori possono beneficiare delle detrazioni fiscali del 50% e accedere agli incentivi sull’energia condivisa nell’arco orario dai partecipanti allo schema. Nel caso si presenta la profittabilità dell’intervento, il suo ritorno e si evidenziano i vantaggi economici per i singoli condòmini in termini di impatto sulla riduzione media della spesa per l’energia elettrica, nell’arco del periodo di incentivazione dell’impianto.

Il secondo caso riguarda la costituzione di una CER che decide di realizzare un impianto fotovoltaico da 200 kW di picco. La CER è composta da 180 utenze, principalmente domestiche, che si trovano all’interno del perimetro della stessa cabina primaria a cui è connesso l’impianto. Il DossieRSE presenta e analizza tre possibili modelli per la costituzione e l’esercizio della comunità: il primo, analogamente al caso condominiale, prevede che i membri finanzino direttamente l’impianto; il secondo prevede il coinvolgimento di un soggetto terzo per la realizzazione dell’impianto e per la gestione della CER (ad esempio una ESCo o un fornitore di energia); il terzo prevede la costituzione di una CER promossa da un Comune con meno di 5.000 abitanti tramite fondi del PNRR.

Nel testo sono presentati in modo dettagliato i parametri utilizzati (produzione di energia, i costi di investimento e di gestione, i profili di consumo e i vantaggi economici per i singoli partecipanti) e la sostenibilità economica e finanziaria delle iniziative analizzate.

In generale è possibile affermare che, nel caso di un investimento diretto dei singoli membri, la vendita dell’energia e gli incentivi previsti consentono un tempo di ritorno che si attesta tra i 6 e i 7 anni, con un risparmio medio per ciascuna utenza coinvolta (seppur indiretto) del 40-50% sulle componenti variabili della bolletta elettrica, per i 20 anni di incentivazione.

Nel caso in cui l’investimento sia effettuato da un soggetto terzo, si è ipotizzato che, per ripagare l’impianto, l’investitore trattenga la remunerazione derivante dalla vendita dell’energia oltre alla metà dell’incentivo. In questa configurazione il tempo di ritorno è di circa 9 anni, a cui è possibile aggiungere per il soggetto terzo altri vantaggi non monetizzabili, come la possibilità di acquisire nuovi clienti e offrire loro ulteriori servizi. In questo secondo caso, gli utenti beneficiano di un risparmio medio del 15% sulle componenti variabili della bolletta elettrica, con l’unico impegno di mettere a disposizione dello schema i propri consumi.

L’ultimo caso, infine, considera l’installazione di un impianto fotovoltaico in un comune con meno di 5.000 abitanti, in modo da poter beneficiare del contributo del 40% in conto capitale previsto dal PNRR. Questa iniziativa, promossa da un soggetto pubblico, mira a sostenere gli utenti in povertà energetica e di conseguenza, anche per la valutazione della sua sostenibilità, occorre considerare le finalità sociali che persegue. Secondo i parametri adottati, è possibile affermare che grazie alla CER sia possibile ridurre la spesa per le componenti variabili della bolletta delle famiglie interessate in un range che varia tra il 23 e il 33%, in funzione della numerosità delle famiglie coinvolte. È bene inoltre sottolineare che questo fattore di protezione diventa più rilevante al crescere del prezzo dell’energia, rispondendo quindi a potenziali situazioni di maggior disagio.

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