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Gli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria a Milano e in Lombardia

Motivazioni dello studio e contesto territoriale

Le misure introdotte dal Governo per contenere la diffusione del Coronavirus, a partire dallo scorso 24 febbraio, hanno imposto un forte rallentamento agli spostamenti dei cittadini, determinando uno scenario di mobilità del tutto inedito, se si considera la storia che intercorre dal secondo dopoguerra. In questo frangente è interessante indagare come l’aria che respiriamo stia beneficiando della riduzione massiccia imposta al traffico e dell’arresto di gran parte delle attività commerciali e produttive[1]. In Pianura Padana, dove il problema della scarsa qualità dell’aria è sotto i riflettori delle principali istituzioni ambientali, questa analisi riveste un interesse ancora più marcato, come dimostrano gli studi che si stanno susseguendo nelle ultime settimane[2][3]. Qui il problema dell’inquinamento atmosferico deriva da un insieme di concause, a partire dalla densità abitativa e dal tasso di industrializzazione elevato, in aggiunta alla geografia di bacino chiuso parzialmente da Alpi e Appennini con condizioni meteoclimatiche che favoriscono l’accumulo di inquinanti, specie nei mesi invernali. Il periodo di lockdown è arrivato in coda a un inverno particolarmente gravoso per la qualità dell’aria: dall’inizio dello scorso dicembre alla prima settimana di febbraio le concentrazioni di polveri sottili e biossido d’azoto in Lombardia sono state spesso oltre i limiti di legge e a metà febbraio erano già stati raggiunti 35 giorni annui di superamento del limite dei 50 µg/m3 per il PM10.

Il team di ricerca di RSE, che ha realizzato questo studio, ha maturato e consolidato da oltre 15 anni un’esperienza sullo studio della qualità dell’aria a scala nazionale e locale, basata sull’utilizzo di modelli numerici in grado di simulare i processi di dispersione e trasformazione chimica degli inquinanti e di stimarne le concentrazioni in aria ambiente, con l’obiettivo di quantificare il contributo dei diversi settori di attività antropica ai livelli di inquinamento (con particolare riferimento a quelle legate a produzione ed uso di energia) ai livelli di inquinamento (Pepe et al., 2016; Meroni et al., 2017; Giani et al., 2019). Per la loro copertura spaziale omogenea e per la capacità di fare previsioni e stime di qualità dell’aria, anche in caso di scenari emissivi ipotetici, i modelli sono un complemento valido alle misure di qualità dell’aria, in situ e satellitari. Nella fattispecie, nell’ambito dell’attività di RSE, finanziata dal fondo per la Ricerca di Sistema, sono state svolte indagini sul contributo della produzione termoelettrica e sono tuttora in corso ricerche su quello del traffico veicolare. A titolo di esempio si è stimato quanto una flotta di veicoli rinnovata (ad esempio composta da una quota significativa di veicoli elettrici) possa contribuire a mitigare l’inquinamento atmosferico (Pepe et al., 2017; Agresti et al., 2018). Nel contesto attuale, le limitazioni agli spostamenti imposte ai cittadini dall’emergenza sanitaria rappresentano un’opportunità di indagine unica e irripetibile (ancorchè derivata da una gravosissima situazione sanitaria) di verifica “sul campo” di politiche di mitigazione dell’inquinamento. Oltre a valutare l’efficacia delle riduzioni effettivamente implementate in queste settimane, sarà possibile definire una base dati su cui validare future politiche di risanamento.

Pertanto, sulla base delle competenze consolidate in RSE, e grazie a una collaborazione attiva con AMAT (Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio di Milano), è stato avviato uno studio in cui si indagano gli impatti del traffico veicolare sulla qualità dell’aria nella regione Lombardia e nell’area metropolitana milanese, le cui evidenze preliminari sono descritte in questo DossieRSE.

Emissioni e concentrazioni, un legame complesso

In prima istanza è lecito chiedersi qual è il contributo del trasporto stradale nel bilancio emissivo lombardo e milanese. Il quadro regionale e provinciale per i principali inquinanti atmosferici locali (ossidi di azoto e PM10) è mostrato in Figura 1, secondo quanto riportato in INEMAR 2017 (INventario EMissioni ARia), l’inventario delle emissioni atmosferiche realizzato da ARPA Lombardia per conto di Regione Lombardia[4]. Ivi si evince come il traffico stradale sia la principale fonte emissiva di ossidi di azoto (NOx), pari al 51% per la regione Lombardia e al 65% per la città metropolitana di Milano, su base annuale. Più complessa la situazione relativa al particolato atmosferico primario, ovvero rilasciato in atmosfera già sotto forma di polveri: esso, infatti, è largamente prodotto da altre fonti, come la combustione di biomasse, per cui se il traffico stradale nella città metropolitana di Milano è ancora la principale fonte emissiva di PM10 primario, sull’intera Lombardia assumono maggiore importanza altre fonti emissive. A ciò si somma il particolato secondario, cioè derivante da reazioni fotochimiche in atmosfera di gas emessi da attività antropiche e naturali.

Figura 1 – Ripartizione delle emissioni atmosferiche di NOX e PM10 tra i principali settori di attività, secondo quanto riportato dall’inventario regionale INEMAR 2017, in Lombardia (a destra) e nella città metropolitana di Milano (a sinistra).

Il dato riportato riflette il contributo relativo delle diverse fonti stimato su base annuale; va quindi precisato che, nel periodo in esame, il ruolo del riscaldamento risulta più rilevante rispetto alla media annuale, a discapito degli altri settori: il ruolo del trasporto su strada risulta pari a 55% nella città metropolitana e 40% a livello medio lombardo.

La stima delle emissioni costituisce il primo passo nel percorso di ricostruzione dello stato della qualità dell’aria di un territorio. Infatti, una volta emessi, gli inquinanti subiscono processi di dispersione, determinati dalle condizioni meteorologiche ed, eventualmente, di trasformazione chimica. Questi processi determinano l’effettiva presenza degli inquinanti in atmosfera, generalmente indicata come concentrazione. Per questa ragione è importante valutare l’effetto di una variazione delle condizioni meteo sui livelli di inquinamento.

L’inquinamento da traffico veicolare: il ruolo del biossido d’azoto

Le tecniche di source apportionment[5] permettono di stimare quanto ciascuna attività antropica contribuisca non solo all’emissione ma alla concentrazione atmosferica di ciascun inquinante: uno studio modellistico pubblicato da RSE (Pepe et al., 2019) mostra come al centro di Milano il traffico stradale sia responsabile della maggior parte della concentrazione media annua di NO2 (72%), cui le automobili contribuiscono circa il 30% mentre il resto è attribuito ai mezzi leggeri e pesanti.

Un altro studio di ripartizione delle fonti, basato su valori misurati e condotto da ARPA Lombardia, stima che in una stazione di Milano, il 20% di PM10 sia attribuibile al contributo primario del traffico veicolare e che la quota di particolato secondario a cui, in parte, contribuisce anche il traffico veicolare sia pari al 38%[6].

Abbiamo quindi scelto il biossido di azoto (NO2) come “tracciante” per questa indagine preliminare sugli effetti della drastica riduzione del traffico veicolare sulla qualità dell’aria. Peraltro, gli effetti nocivi di NO2 per la salute umana sono comprovati, essendo un agente irritante a livello delle mucose delle vie respiratorie. La rappresentatività del biossido d’azoto quale indicatore per una prima valutazione degli effetti del lockdown è stata evidenziata anche da altre istituzioni scientifiche come l’ESA (European Space Agency), che ha realizzato un’animazione[7] basata sulle misurazioni rilevate dal satellite Copernicus Sentinel-5P[8]. I dati da satellite mostrano come la concentrazione di NO2, molto elevata all’inizio dell’anno nel bacino padano, si sia contratta in maniera drastica a seguito delle misure per contrastare la diffusione del virus.

Il biossido d’azoto risponde rapidamente alle variazioni di emissione, a differenza del particolato che ha una risposta più complessa, dovuta come detto, anche alla presenza del particolato secondario. Lo studio presentato nel seguito è stato realizzato utilizzando un sistema modellistico basato su codici di calcolo in grado di ricostruire l’evoluzione in atmosfera dei processi di dispersione e trasformazione chimica cui sono soggetti gli inquinanti (modello CAMx, http://www.camx.com/). I risultati qui discussi riguardano il territorio lombardo nel periodo 10 febbraio – 29 marzo 2020. Il modello utilizza informazioni relative all’evoluzione della dinamica meteorologica avvenuta nel periodo d’interesse, ricostruita sempre attraverso modelli numerici (modello WRF, https://www.mmm.ucar.edu/weather-research-and-forecasting-model) ed è alimentato da dati di emissione derivati dall’inventario nazionale ISPRA [9].

L’episodio COVID-19

Cos’è cambiato nella qualità dell’aria lombarda rispetto agli anni precedenti?

Per capire cosa aspettarci da questo studio si è pensato in primis di confrontare lo stato attuale dell’aria Lombarda con quello degli anni precedenti, grazie alle misure di biossido d’azoto rilevate nelle centraline di misura in continuo di ARPA Lombardia.

In Figura 2 sono rappresentati i valori medi di gennaio-febbraio del quadriennio 2017-2020[10], periodo nel quale, per quanto riguarda l’anno 2020, le restrizioni dovute al lockdown non erano attive e del mese di marzo, periodo nel quale sono state attive le misure restrittive alla circolazione dei veicoli e alle attività lavorative. Dal grafico emerge che nei mesi di gennaio e febbraio non ci sono anomalie particolari nei 4 anni esaminati e per tutte le province le medie si attestano attorno a valori simili. Diversamente, nel mese di marzo, si vede chiaramente l’effetto del lockdown con uno scostamento dei valori medi del 2020 rispetto agli altri anni. Il grafico sottostante raffigura l’andamento della media mobile, calcolata su 7 giorni, dei valori di concentrazione di biossido di azoto in regione Lombardia[11].

Figura 2- Confronto fra le serie storiche delle concentrazioni di NO2 misurate nelle stazioni di ARPA Lombardia nel primo trimestre degli anni 2017-2020. Nella parte superiore dell’immagine è riportato il confronto fra concentrazioni medie provinciali registrate nel bimestre gennaio-febbraio e nel mese di marzo, rispettivamente. Nel grafico in basso è riportato il confronto fra le medie mobili su 7 giorni, calcolate a partire da tutte le stazioni disponibili.

Il ruolo della dinamica atmosferica

La concentrazione di inquinanti è dominata dai fenomeni di trasporto e diffusione in atmosfera, ragion per cui è necessario analizzare l’andamento della qualità dell’aria alla luce delle condizioni meteorologiche che l’hanno accompagnato.

È infatti noto che la persistenza di condizioni anticicloniche, la scarsa ventilazione, l’assenza di precipitazioni e la significativa escursione termica giornaliera, in generale, favoriscono l’accumulo di inquinanti in atmosfera, così come le condizioni opposte possono avere un ruolo fondamentale nel ridurne le concentrazioni.

Per comprendere come la dinamica atmosferica abbia influenzato la variazione delle concentrazioni inquinanti nella pianura padana lombarda nel periodo COVID19, si sono confrontati i periodi corrispondenti nei due anni precedenti. (Figura 3) sulla città di Milano.

Il periodo febbraio-marzo 2019 è stato caratterizzato essenzialmente da scarsità di precipitazioni con una fase anticiclonica molto duratura, con temperature sopra la media climatologica. Agli inizi di marzo si è avuto un breve periodo a tratti perturbato con flusso più atlantico, ma con scarse precipitazioni. Successivamente si è verificata una nuova rimonta anticiclonica con frequenti episodi favonici[12] e sempre clima siccitoso.

L’aspetto che accomuna di più il 2020 al 2019, è la ventosità media che risulta essere più comparabile rispetto al 2018 grazie ad alcuni episodi di Föhn o a rinforzi di correnti da est che hanno caratterizzato il periodo febbraio-marzo 2020.

Il periodo febbraio-marzo 2018 è stato invece caratterizzato inizialmente da una potente retrogressione[13] da est che ha determinato tempo perturbato e nevicate anche fino in pianura. Successivamente si è avuto ancora un periodo perturbato, ma più mite e atlantico a cui è seguita successivamente una nuova retrogressione da est verso metà marzo e infine nuova variabilità atlantica.

Il 2020 risulta invece più simile al 2018 per la maggiore dinamicità in termini di periodi di tempo perturbato. In particolar modo entrambi gli anni sono stati accomunati da retrogressioni da est che sono state più intense però nel 2018.

Figura 3 - grafici di temperatura a 2m (°C), umidità relativa (%), velocità del vento (km/h) e precipitazione cumulata giornaliera (mm) per le città di Milano per il periodo 10 febbraio-31 marzo degli anni 2018 (blu), 2019 (verde) e 2020 (rosso).

In sintesi si è evidenziato un andamento meteorologico dei primi mesi del 2020 paragonabile, in termini di dinamicità, ai recenti anni passati.

Stabilita la “normalità meteorologica” del periodo, si sono analizzate, in dettaglio, le variabili meteorologiche di interesse per l’accumulo degli inquinanti sulla pianura padana.

In Figura 4 si mostra l’andamento della temperatura dell’aria, l’umidità relativa, l’intensità del vento e le precipitazioni registrate su due siti campione della pianura padana lombarda: Milano e Cremona. I grafici riportano sia il dato osservato, sia quello previsto dal modello meteorologico, utilizzato in input ai modelli di previsione della qualità dell’aria. In generale si osserva una buona corrispondenza tra essi, fatta salva una parziale sovrastima della velocità del vento nella città di Milano, determinata in parte dalla risoluzione del modello (4 km) non del tutto adeguata a riprodurre l’effetto di riduzione della velocità del vento causato dalla presenza del tessuto urbano.

L’andamento delle variabili è simile tra le due località e permette di identificare i principali eventi meteorologici. La seconda metà di febbraio è stata caratterizzata da una notevole dinamicità, con l’alternanza di condizioni anticicloniche, che favoriscono l’accumulo degli inquinanti, e giornate ventose e una debole perturbazione con precipitazioni di lieve entità su tutta la Lombardia, generando condizioni tipiche di fine inverno. La fine del mese di febbraio, invece, è stata caratterizzata da un evento di Föhn molto intenso, associato ad un drastico calo di temperatura e umidità, seguito da una perturbazione, che determina importanti eventi di precipitazione all’inizio del mese di marzo. Tutto il mese di marzo è stato poi caratterizzato da dinamicità, tipica del periodo primaverile. È da segnalare un forte rialzo termico e limitata ventilazione, legati alla persistenza dell’anticiclone delle Azzorre nella settimana 16-22 marzo, che ha generato condizioni favorevoli all’accumulo di inquinanti, seguito da un periodo con maggiore ventilazione nell’ultima settimana del mese. In particolare questa settimana è stata caratterizzata dall’afflusso di polveri desertiche sul nord Italia a partire dalla giornata di giovedì 26 marzo.

Figura 4 - grafici di temperatura a 2 m (°C), umidità relativa (%), velocità del vento (km/h) e precipitazione cumulata giornaliera (mm) per le città di Milano e Cremona per il periodo 10 febbraio-31 marzo 2020. In rosso sono rappresentati i dati di previsione da modello meteorologico, in nero e in blu (per le precipitazioni) i dati osservati.

Il lockdown: una riduzione di traffico senza precedenti

Le limitazioni agli spostamenti imposti dalle misure di contenimento alla diffusione del Corona virus hanno comportato un forte calo della circolazione di veicoli, soprattutto per quanto riguarda il settore del trasporto privato. Questo scenario inedito rappresenta un’occasione unica per quantificare i benefici sulla qualità dell’aria di una mobilità drasticamente ridotta. A partire da dati di riduzione del traffico stradale è possibile stimare le emissioni atmosferiche in questo periodo eccezionale e confrontarle a quelle che ci sarebbero state in una condizione “business as usual” (BAU), senza l’emergenza sanitaria. La fonte dei dati emissivi “inalterati” è l’inventario delle emissioni. In seguito, grazie ai modelli meteorologici e di qualità dell’aria e sulla base dalle due diverse condizioni emissive, è possibile rappresentare la concentrazione di inquinanti sia in caso di “lockdown” che in quello di “BAU”.

I provvedimenti messi in atto durante il periodo di emergenza sanitaria sono stati via via più incisivi, in Lombardia si è cominciato lo scorso 25 febbraio con la sospensione di manifestazioni ed eventi pubblici e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Queste misure hanno comportato una riduzione del traffico privato considerevole, mentre la circolazione dei mezzi leggeri e pesanti destinati al trasporto delle persone e delle merci è rimasta pressoché imperturbata. La tendenza alla diminuzione è drasticamente accentuata a seguito dell’emanazione del Decreto del 9 marzo che ha imposto il “restare a casa” e a uscire solo per esigenze lavorative, motivi di salute e necessità. L’ulteriore restrizione mirata alla chiusura di tutte le attività, eccetto quelle strettamente necessarie (DPCM del 22 marzo 2020), ha comportato un calo senza precedenti di tutti i veicoli in circolazione. A livello operativo la stima delle emissioni da traffico è stata possibile applicando alle emissioni BAU i fattori di riduzione medi settimanali contenuti in Tabella 1, distinguendo automobili e moto dai mezzi leggeri e pesanti utilizzati per attività commerciali e produttive (furgoni, camion…). Le 5 settimane, oggetto di questo studio, sono scandite approssimativamente dalle misure elencate in tabella, in modo tale da mettere in relazione in maniera diretta provvedimenti e impatti.

Tabella 1 – Corrispondenza tra i provvedimenti messi in atto durante l’emergenza sanitaria in Lombardia e i fattori di riduzione medi settimanali stimati per questo caso studio, per la città di Milano e le restanti province lombarde, distinti per tipologia di veicoli: “auto e moto” per trasporto di persone e “commerciali” per attività commerciali e produttive.

I coefficienti di riduzione del traffico mostrati in Tabella 1 sono stati calcolati distintamente per la città metropolitana di Milano e per il resto del territorio lombardo. Per la stima della riduzione degli spostamenti su veicoli a motore nella città di Milano si è fatto uso dei dati prodotti dal monitoraggio dei sistemi di mobilità milanesi, specificamente avviato a partire dal 22 febbraio 2020 in conseguenza dell’allarme sanitario dovuto alla pandemia legata al COVID-19 e costantemente aggiornato da AMAT – Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del Comune di Milano. Tali dati sono resi pubblicamente disponibili[14]. In particolare, per la stima della riduzione dei flussi complessivi del traffico stradale urbano è stata considerata la variazione dei transiti complessivi giornalieri ai varchi elettronici di accesso alla ZTL ‘Area B’ già attivi dal 2019. Poiché i dati disponibili agli ingressi di ‘Area B’ non consentono di effettuare analisi articolate per le diverse tipologie di veicoli, la distinzione di un indicatore separato per il traffico dovuto alla categoria “auto e moto” e “commerciali” è stata inferita dalla variazione dei transiti complessivi giornalieri ai varchi elettronici di accesso alla ZTL ‘Area C’, utilizzando i dati relativi agli ingressi effettuati esclusivamente da veicoli di servizio come variabile proxy del traffico dovuto a “commerciali”. I valori ottenuti a livello settimanale per la città di Milano sono stati considerati validi per tutto il territorio della città metropolitana, mentre i dati per la categoria “commerciali” sono stati estesi anche al resto della regione. Durante le prime tre settimane del caso studio, per la stima del traffico di auto nel resto del territorio regionale ci si è avvalsi di dati di riduzione degli spostamenti da studi disponibili sul web e in letteratura [15], [3][4]. Questi dati sono stati opportunamente elaborati e nonostante il maggior grado di approssimazione dei corrispettivi milanesi, risultano abbastanza allineati. Infine a causa della carenza di dati aggiornati durante le ultime due settimane, si è optato per estendere i coefficienti di riduzione calcolati per la città di Milano al resto della regione.

Cosa è cambiato nell’aria che respiriamo

Per evidenziare cosa è accaduto durante il periodo di lockdown all’aria che respiriamo, come già accennato in precedenza, si confronta una situazione considerata a emissioni inalterate (BAU) a quella effettivamente accaduta (lockdown). A titolo di esempio si vedano le mappe delle medie di concentrazione di NO2 per la 1° settimana (dal 24 febbraio al 1 marzo) e per l’ultima settimana (dal 23 al 29 marzo), rappresentative di due situazioni molto differenti di riduzione delle emissioni. In Figura 5 rispetto alla situazione BAU, si ha una riduzione immediata, seppur modesta, nella prima settimana ed una più incisiva nell’ultima.

Le concentrazioni nel caso BAU presentano per l’intero periodo massimi in corrispondenza delle aree urbanizzate di maggiore importanza, come l’area metropolitana di Milano, la Brianza e le città di Bergamo e Brescia. Durante la prima settimana dell’emergenza, coincidente con le prime disposizioni prese dalla regione Lombardia, quali la chiusura delle scuole e di luoghi di aggregazione, lo scenario implementato porta a riduzioni contenute nei valori di biossido d’azoto, nell’ordine di 2 mg/m3, con valori massimi nelle aree situate a nord est del comune di Milano. Le variazioni in termini percentuali nei principali capoluoghi di provincia si attestano nell’ordine del 3-4%.

La seconda settimana analizzata è caratterizzata dall’adozione di misure restrittive più intense, infatti il decreto DPCM 22 marzo 2020 porta alla chiusura anche di tutte le attività non considerate necessarie. Dalle mappe di concentrazione si può notare come l’intensa riduzione della mobilità porti a un calo significativo nel valore di concentrazione modellato, con gran parte della regione che registra valori inferiori ai 40 mg/m3. Le riduzioni in termini assoluti sono generalmente superiori ai 10 mg/m3, nella città metropolitana di Milano e aree adiacenti, con massimi superiori ai 20 mg/m3. Per quanto riguarda la riduzione percentuale dei valori di concentrazione, i valori sono superiori al 30% nei centri urbani della Lombardia occidentale, mentre per i capoluoghi provinciali dell’est della provincia la riduzione è comunque superiore al 20%. Anche in questo caso le riduzioni di concentrazioni sono sostanzialmente in linea con la corrispondente riduzione delle emissioni rispetto al totale di tutti i settori emissivi.

Le riduzioni delle concentrazioni di NO2 sembrano essere in linea anche con studi preliminari di ARPA Lombardia[16] e SNPA[17], anche se rispetto ai risultati presentati da SNPA la riduzione risultante dallo scenario è di entità inferiore; bisogna ricordare che il nostro studio considera solo le riduzioni alle emissioni dovute al traffico e non alla totalità dei comparti emissivi.

Le altre settimane non riportate graficamente presentano una riduzione delle concentrazioni nei centri urbani rappresentati in figura nell’ordine del 3-6%, 13-24% e 20-35% rispettivamente per le settimane dal 2 al 8 marzo, dal 9 al 15 marzo e dal 16 al 22 marzo.

Figura 5 – Confronto fra le concentrazioni medie settimanali di NO2 calcolate dal modello CAMx sul territorio lombardo per i due sottoperiodi 24/02-01/03 (sopra) e 23/03-29/03 (sotto) nella situazione “Business as usual” (sx) e “lockdown” (dx). Nelle mappe di “lockdown” è evidenziata anche la riduzione percentuale della concentrazione nelle principali aree urbane.

Uno studio modellistico è avvalorato dal confronto con le misure, ragion per cui la figura 6 mostra il confronto tra le concentrazioni medie giornaliere di NO2 modellate per la situazione BAU (linea rossa) e per lo scenario lockdown (linea blu) e le misure delle stazioni di ARPA Lombardia (https://www.dati.lombardia.it/Ambiente/Dati-sensori-aria/nicp-bhqi). Per tutte le stazioni riportate, il caso base risulta ben allineato con le misure effettuate nel periodo pre-COVID. Gli effetti della riduzione della mobilità diventano importanti a partire dal 8 marzo; è infatti evidente come la curva delle concentrazioni di lockdown tende a distanziarsi dal caso BAU, pur in un contesto di generale variabilità, determinato dalla dinamicità delle condizioni meteorologiche, discussa in precedenza. Come si può osservare, infatti, sia modello che misura evidenziano una prima condizione di accumulo che si protrae fino alla fine di febbraio quando l’arrivo di condizioni perturbate induce una significativa riduzione delle concentrazioni. Successivamente, lo sviluppo di una condizione prolungata di carattere anticiclonico permette lo sviluppo di un accumulo molto significativo di inquinanti, il cui effetto sarebbe risultato particolarmente evidente (linea rossa BAU) se non avesse avuto luogo il lockdown. Infine, nell’ultima settimana esaminata, il ritorno di condizioni maggiormente perturbate determina una generale riduzione delle concentrazioni, che è particolarmente incisiva nella situazione lockdown (linea blu). I risultati presentati sono ragionevoli vista la correlazione tra emissioni di ossidi d’azoto e concentrazioni misurate; infatti lo scenario lockdown dimostra come una maggiore riduzione di NOx emesso in atmosfera corrisponda a un valore modellato nello scenario di biossido d’azoto significativamente inferiore rispetto alla simulazione BAU. Tale effetto risulta particolarmente evidente nelle condizioni di maggiore accumulo, confermando quindi l’effetto di politiche di riduzione delle emissioni sempre più incisive. Lo scenario modellistico sovrastima le concentrazioni misurate, soprattutto nella settimana dal 16 al 23 marzo. I motivi di tale sovrastima potrebbero essere molteplici, quali effetti legati ad altri settori emissivi qui non considerati o a uno scenario di riduzione delle emissioni da traffico troppo conservativo e, più in generale, a imprecisioni del modello. Il confronto con la misura evidenzia quindi che la riduzione dei livelli di NO2 determinata dalla riduzione delle emissioni potrebbe essere leggermente superiore a quello evidenziato dal modello. Una valutazione più precisa richiederà studi più approfonditi, ma le indicazioni emerse da questo primo studio forniscono già chiare indicazioni sulla possibile efficacia di politiche di blocco della mobilità.

Figura 6 – Confronto fra le serie temporali delle medie giornaliere di NO2 misurate (nero) e calcolate dal modello CAMx sia per la simulazione “Business as usual (BAU)” (rosso) che “Lockdown” (blu). in corrispondenza di alcune stazioni di misura della rete ARPA Lombardia sull’intero periodo di simulazione.

Conclusioni e prospettive

Lo studio ha fornito una prima valutazione degli effetti sul biossido d’azoto (NO2) nel territorio lombardo determinati della riduzione del traffico veicolare, avvenuta a seguito del lockdown nazionale nel periodo febbraio-marzo 2020. Grazie all’applicazione dei modelli matematici è stato possibile confrontare due situazioni, la prima in cui è stato mantenuto un livello emissivo abituale (Business as Usual) e una in cui è stata introdotta una riduzione delle emissioni che riflettesse la condizione di lockdown.

La riduzione del traffico veicolare può produrre effetti estremamente rilevanti, in particolare, nelle settimane di maggiore restrizione si osservano riduzioni delle concentrazioni di NO2 del 30%, pari ad una diminuzione massina di circa 20 mg/m3. Il miglioramento significativo della qualità dell’aria si ottiene a fronte di riduzioni molto significative delle emissioni stradali; ne deriva quindi che le politiche di mobilità, per essere incisive, devono basarsi su strategie di ampio respiro. Occorre in primo luogo ridurre il bisogno complessivo di mobilità promuovendo politiche di lavoro agile e facilitando l’accesso ai servizi, ad esempio incentivando la digitalizzazione. Parallelamente bisogna procedere con lo “shift modale” favorendo gli spostamenti a piedi e in bicicletta, il car sharing e l’uso di mezzi pubblici. Un ulteriore beneficio deriverebbe dalla sostituzione delle auto attualmente in circolazione con veicoli elettrici.

Lo studio presentato sarà esteso anche al particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), inquinante di particolare criticità e rilevanza.

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Note

[1]                            https://www.scienzainrete.it/articolo/inquinamento-atmosferico-e-covid-19/rete-italiana-ambiente-e-salute/2020-04-13

[2]                            Analisi preliminare della qualità dell’aria in Lombardia durante l’emergenza COVID-19

            https://www.arpalombardia.it/sites/DocumentCenter/Documents/Aria%20-%20Relazioni%20approfondimento/Analisi%20preliminare%20QA-COVID19.pdf

[3]                            https://www.snpambiente.it/2020/03/23/pianura-padana-biossido-di-azoto-no2-graduale-riduzione-della-concentrazione-nelle-ultime-settimane/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pianura-padana-biossido-di-azoto-no2-graduale-riduzione-della-concentrazione-nelle-ultime-settimane

[4]                            INEMAR – ARPA Lombardia (2020), INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in Regione Lombardia nell’anno 2017 – revisione pubblica. ARPA Lombardia Settore Monitoraggi Ambientali.

[5]                            https://fairmode.jrc.ec.europa.eu/SA.html

[6]                            https://www.arpalombardia.it/sites/DocumentCenter/Documents/Aria%20-%20Progetto%20Superstiti/RMM_Milano_20181231.pdf

[7]                            http://www.esa.int/ESA_Multimedia/Videos/2020/03/Coronavirus_nitrogen_dioxide_emissions_drop_over_Italy

[8]                            https://www.esa.int/Applications/Observing_the_Earth/Copernicus/Sentinel-5P/Nitrogen_dioxide_pollution_mapped

[9]                            http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/inventaria/disaggregazione-dellinventario-nazionale-2015/view

[10]                            Nei quattro anni analizzati non vi è stata nessuna variazione significativa nel numero delle stazioni disponibili.

[11]                            La media mobile su 7 giorni viene costruita ottenendo la media dei tre valori precedenti al giorno centrale e dei tre valori seguenti a tale giorno, questa media permette di inserire in un unico valore medio i sette giorni della settimana, inserendo quindi valori derivanti da un regime emissivo ridotto come quello domenicale oppure festivo, e anche i valori invece di regime emissivo feriale.

[12]                            Favonio o föhn, vento caldo che in Lombardia proviene da nord.

[13]                            In meteorologia, con retrogressione si intende il movimento in direzione opposta al flusso di base, che tipicamente avviene da Ovest verso Est alle latitudini italiane. Sta quindi ad indicare un flusso da Est verso Ovest, tipicamente accompagnato da avvezione fredda nel periodo invernale.

[14]                            Le elaborazioni sui dati di mobilità relativi alla città metropolitana, utilizzati in questo studio, sono state gentilmente messa a disposizione da AMAT. Vedi anche https://www.amat-mi.it/it/progetti/monitoraggio-mobilita-coronavirus/

[15]                            COVID-19 outbreak response: a first assessment of mobility changes in Italy following national lockdown;

[16]                            https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.22.20039933v1;

[17]                            https://lab.gedidigital.it/repubblica/2020/cronaca/coronavirus-mappa-italia-impatto-sulla-mobilita

[18]                            Analisi preliminare della qualità dell’aria in Lombardia durante l’emergenza COVID-19

            https://www.arpalombardia.it/sites/DocumentCenter/Documents/Aria%20-%20Relazioni%20approfondimento/Analisi%20preliminare%20QA-COVID19.pdf

[19]                            Pianura Padana, graduale riduzione della concentrazione di biossido di azoto (NO2) nelle ultime settimane https://www.snpambiente.it/2020/03/23/pianura-padana-biossido-di-azoto-no2-graduale-riduzione-della-concentrazione-nelle-ultime-settimane/

Bibliografia

  1. Pepe, G. Pirovano, G. Lonati, A. Balzarini, A. Toppetti, G. Riva e M. Bedogni, «Development and application of a high resolution hybrid modelling system for evaluation of urban air quality,» Atmospheric Environment, vol. 141, pp. 297-311, 2016.

 

  1. Meroni, G. Pirovano, S. Gilardoni, G. Lonati, C. Colombi, V. Gianelle, M. Paglione, V. Poluzzi, G.M. Riva, A. Toppetti, “Investigating the role of chemical and physical processes on organic aerosol modelling with CAMx in the Po Valley during a winter episode”, Atmospheric Environment, Volume 171, 126–142, 2017.

 

  1. Giani, A. Balzarini, G. Pirovano, S. Gilardoni, M. Paglione, C. Colombi, V. L. Gianelle, C. A. Belis, V. Poluzzi, G. Lonati, “Influence of semi- and intermediate-volatile organic compounds (S/IVOC) parameterizations, volatility distributions and aging schemes on organic aerosol modelling in winter conditions”, Atmospheric Environment, Volume 213, 2019.

 

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  1. Pepe, G. Pirovano, A. Amicarelli, A. Balzarini, A. M. Toppetti e G. M. Riva, «Diffusione dei veicoli elettrici: scenari emissivi e valutazione della qualità dell’aria a scala urbana,» RSE, Ricerca di Sistema, 2017.

 

  1. Agresti, A. Balzarini e P. Giani, «Valutazione multiscala dell’impatto sulla qualità dell’aria di scenari evolutivi della mobilità,» Ricerca di Sistema, RSE, n. 18007729, Milano, 2018.
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